giovedì 24 settembre 2009

LA VOLPE E LA BAMBINA

Un film di Luc Jacquet
Soggetto: Luc Jacquet
Sceneggiatura: Eric Rognard
Fotografia: Éric Dumage, Gérard Simon
Musiche: Evgueni Galperine, Alice Lewis, David Reyes
Montaggio: Sabine Emiliani
Effetti: Cédric Fayolle, Hugues Namur
Interpreti: Bertille Noël-Bruneau (La bambina), Ambra Angiolini (Voce narrante), Isabelle Carré (nella versione francese)
Produzione: Bonne Pioche, France 3 Cinéma
Origine: Francia
Anno di edizione: 2007
Durata: 90’

Sinossi
In una mattina d’autunno, alla curva di un sentiero, una bambina vede una volpe. Affascinata al punto da dimenticare la paura, osa avvicinarsi. Per un attimo le barriere che dividono la bambina e l’animale svaniscono. Comincia così la più sbalorditiva e favolosa delle amicizie.

ANALISI DEL FILM

1) I titoli di testa

Mentre ancora scorrono i titoli di testa l’apertura della dissolvenza al nero introduce lo spettatore in un paesaggio dalla bellezza incontaminata. Subito entra in scena la volpe e inizia lo straordinario viaggio proposto da questo film attraverso la natura. Un viaggio che ha comportato una lunga e difficile sfida tecnica da parte del regista e dei suoi collaboratori. Per esempio per realizzare questa scena il direttore della fotografia ha impiegato cinque giorni per “catturare” la giusta intensità della luce.

2) La bambina
La seconda sequenza è dedicata alla bambina e al suo incontro con la volpe. Una ragazzina di dieci anni con i vestiti viola, i capelli rossi e le lentiggini che tanto la fanno assomigliare a Pippi Calzelunghe. Cautamente la piccola si avvicina all’animale che sta dando la caccia ad un’arvicola, ma appena si accorge della sua presenza la volpe fugge. Il regista ha scelto come protagonista Bertille Noël-Bruneau, perché: “Con la sua discrezione, la sua segretezza, Bertille incarna un piccolo mistero. Lei ha un profilo e un viso molto particolari. Volevo che non cambiasse, che rimanesse uguale per tutto il film. L’idea era di fare di lei un’immagine senza tempo. Lei ha veramente avuto la capacità di calarsi in questo personaggio, di delinearlo in tutti i suoi aspetti. Bertille ha un’incredibile forza in quello che dà, e dà soltanto quello che ha capito e fatto suo. Poteva contare solo su pochi dialoghi e nessun attore con il quale recitare. Inoltre era necessario che portasse la volpe verso determinate situazioni, continuando però a pensare al proprio ruolo. L’ha fatto, e questo è prodigioso”.

Schermo al nero

3) La bambina vuole addomesticare la volpe

Questo film riflette echi letterari soprattutto fiabeschi e il primo titolo a cui viene accostato è Il Piccolo Principe di Saint-Exupéry. Quando il protagonista del libro incontra la fenec (la volpe del deserto), essa dice “Voglio essere addomesticata”. Il ragazzino non sa cosa vuole dire, quindi la bestiola spiega, “In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, così nell’erba, io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Ma ogni giorno tu potrai sedere un po’ più vicino …”. Per cui il piccolo principe apprende che quello di addomesticare è un atto di amore. Tuttavia la morale che si ricava dal film di Luc Jacquet, il regista del premiatissimo La marcia dei pinguini qui al suo esordio nella docufiction, è assai differente. Tentando di conquistare l'amicizia di una volpe incrociata nel bosco, la decenne Bertille Noël-Bruneau apprende la lezione di segno opposto di un amore che implica il rispetto della diversità ed esclude il possesso.
La docufiction è un genere cinematografico che nasce dalla seconda metà del ventesimo secolo, quando un nuovo tipo di giornalismo comincia a trattare materiale di attualità con metodi letterari. La definizione più semplice – e schematica - che possiamo dare è quella di un documentario, in cui sono presenti ricostruzioni interpretate da attori. E’ come se concretamente si fossero uniti due aspetti che da sempre corrono paralleli nella storia del cinema. Quando nel 1895 vengono proiettate le prime immagini in movimento esse mostrano l’arrivo del treno o l’uscita di operaie da una fabbrica, per cui la realtà della vita quotidiana. Poco tempo Georges Méliès realizza i primi film a soggetto con avventure mirabolanti e fantasiose: nasce il cinema spettacolare. Da allora questi due aspetti, il realismo e la finzione, corrono separati lungo la storia del cinema, ma come un fiume carsico tavolta riemergono (basta pensare a certi aspetti del Neorealismo) e si fondono in un unico film, come appunto nel caso della docufiction.
La bambina torna al grande faggio e decide di addomesticare la volpe. Tra i caldi colori dell’autunno la piccola cercherà di ritrovare la bestiola bruno-rossiccia che si confonde con il fogliame, ignara che essa spia le sue mosse. Le passeggiate nel bosco consentono alla ragazzina di godersi l’inimitabile scenario della foresta tra alberi secolari, gazze e cinghiali. In questa parte del film il regista sceglie di non utilizzare un accompagnamento musicale, la colonna sonora è costituita dai suoni della natura: i passi della bambina sulle foglie secche, i rumori degli animali e del vento. Solo nel finale, quando la piccola si trova sulla sommità di un colle, il commento musicale empatico, e la ripresa aerea, sottolineano la vastità della natura ma anche la determinazione della protagonista che non ha avuto problemi ad avventurarsi fino a quelle altezze.

Schermo al nero

4) Arriva l’inverno

La bambina si aggira nel paesaggio innevato cantando una filastrocca e cercando le orme appartenenti alla volpe, e altre più grandi, che sono quelle dei lupi. Poi alcuni ululati la gettano nel panico. Nella fretta della fuga cade. La volpe e la bambina è un film realizzato senza effetti speciali e le riprese sono andate avanti per tutte e quattro le stagioni. L’unico “trucco” cinematografico utilizzato è il montaggio che è servito ad unire, senza che lo spettatore ne cogliesse la differenza, le due regioni in cui il film è stato girato: nell’Ain, nei dintorni dell’altopiano del Retord in Francia e nel Parco nazionale d’Abruzzo.

5) La gamba ingessata
Un lento carrello che parte dalla finestra della sua cameretta inquadra la bambina seduta sul letto con la gamba ingessata. Legge un libro sulle volpi avuto in regalo dai genitori e pensa continuamente alla dura vita della sua amica.

6) La volpe e la lince
Sfiancata dalla fame, la volpe esce alla ricerca di cibo e, dimenticando l’abituale prudenza, si salva fortunosamente dall’attacco di una lince rifugiandosi nella sua tana.
In un film senza dialoghi come questo, la musica e i rumori giocano un importante ruolo narrativo. La volpe sta cercando di arrivare ai topolini, quando una battuta musicale e il dettaglio di una zampa, segnalano l’arrivo della lince. Lo spettatore è avvertito che qualcosa di pericoloso sta per accadere. In questo caso le immagini sono unite al sonoro con il Parallelismo: il suono si fonde con le immagini e le supporta. Nel Parallelismo viene ripreso il mickymousing, una tecnica utilizzata nell’animazione che tende a sonorizzare con musica, rumori o suoni, ogni gesto o ogni azione di un intero cartone animato. Nel caso di questa scena possiamo dire che si tratta di un parallelismo dinamico ritmico: la musica cresce o diminuisce in base alle esigenze drammatiche dell’inseguimento tra i due animali. Un altro importante elemento da valutare nel parallelismo è la partecipazione del suono  alle emozioni suscitate dalla scena. In questo caso abbiamo una musica empatica che supporta fortemente le immagini.

7) La bambina legge il libro
Ancora la piccola pensa alla volpe e con il motto “mangiare non farsi mangiare” spera che l’animale sopravviva all’inverno.

8) Volpe è nella tana

Schermo al nero

9) La bimba continua a leggere il libro

La storia di questo film è nata da una passione che il regista ha sempre avuto fin da bambino per le volpi. Dice lo stesso Jacquet: “Da bambino, passavo il tempo correndo nei boschi. Partivo col mio zaino e un bastone di nocciolo verso l’avventura. Qualsiasi cosa era un pretesto per poter correre nella natura: i funghi, le noci, le bacche, andare a vedere il Monte Bianco dalla cima di una cresta. Ho cominciato a crearmi un mondo tutto mio, ad alzare lo sguardo, a provare piacere nell’osservare, nell’ascoltare il canto degli uccelli. E poi, un giorno, ci si imbatte in una volpe e trent’anni dopo si finisce per farne un film! In fondo tutto ha inizio da un’emozione estremamente semplice, l’incontro con un animale selvatico, che matura nel corso del tempo fino a prendere la forma di un racconto. E’ sorprendente constatare come questo semplice, piccolo evento abbia potuto segnare qualcuno per tutta la vita. Da molto tempo avevo voglia di raccontare questo incontro straordinariamente vivo nella mia memoria. Era venuto il momento di condividerlo, mostrando quello che amo, il paese dove sono cresciuto, le montagne dell’Ain”.

10) La volpe nella tana

11) La bimba legge

Le scene da 7 a 11 sono unite dal montaggio alternato. La bambina e la volpe ciascuna nella propria tana cercano di passare l’inverno.

12) La volpe esce dalla tana

13) La bimba ricorda la notte in cui ha sentito i richiami delle volpi

Anche la bimba si affaccia dalla sua tana e prova a simulare i richiami delle volpi.

14) Il corteggiamento delle volpi
E’ notte la volpe si aggira nel bosco, trovato un maschio inizia con lui corteggiamento sotto il chiaro di luna. Quella “danza e lotta” di cui ha parlato la bambina è sottolineato da una musica che ne rafforza la tenerezza.

15) La bimba dorme

Schermo al nero

16) Sta tornando la primavera

La neve si sta sciogliendo e sta tornando la primavera. La bambina ha paura per le trappole che gli uomini hanno messo per catturare le volpi. Sebbene la favole di Esopo, Fedro e Jean de la Fontaine abbiano conferito alla volpe una dignità secolare, derivata dai mille proverbi e dalla ricca tradizione popolare che l’ha voluta come incarnazione della furbizia, il destino di questo animale è sempre stato associato all’uomo come suo principale persecutore. Fin dai tempi antichissimi la caccia alla volpe viene praticata non solo per il divertimento di nobili annoiati e raffinati, come tuttora avviene in Inghilterra, ma per limitare le razzie nei pollai o per utilizzarne la morbida pelliccia.

17) Una volpe muore
Le volpi giocano e una rimane vittima delle trappole tese dagli uomini e muore. L’altra torna alla tana. Ha proposito della scelta di fare della volpe la protagonista del film, dice Jacquet: “la volpe mi sembra l’animale ideale per esplorare il legame conflittuale e paradossale che unisce l’uomo all’animale selvatico. La volpe ha in sé un paradosso: da una parte è un animale cacciato che scappa via non appena ci identifica come predatori, dall’altra è anche un animale curioso e pragmatico che non esita ad avvicinarsi alle abitazioni dell’uomo. Si sentono spesso gli abitanti delle zone di villini residenziali raccontare del loro incontro con una volpe che ha appena preso il cibo dalle loro mani, proprio in fondo al loro giardino. E’ un animale seducente che mette a dura prova il nostro bisogno di affetto possessivo, perché può sparire per settimane prima di tornare a farti visita. E’ il soggetto ideale per riflettere sull’idea di addomesticamento. Popolazioni intere di volpi si sono istallate nel cuore delle metropoli occidentali. Credo che la volpe e l’uomo siano accomunati da un interesse e da una curiosità che mi sembrano reciproci”.

Schermo al nero

18) La bimba torna nel bosco

La bimba trova la tana della volpe, a cui intanto sono nati i cuccioli. La piccola si apposta vicino ad un albero e mentre aspetta vede passare una coppia di tassi, ma la volpe esce solo quando la ragazzina è andata via. Poco dopo trasferisce i suoi cuccioli in un’altra tana.

19) La bimba torna nel bosco, vede la volpe ma di nuovo la perde

Schermo al nero

20) La volpe nella tana

22) La bimba torna al grande faggio

Munita di una scala la piccola torna nel bosco, si arrampica sul grande faggio e aspetta. Con il binocolo osserva la natura e scopre che un riccio sta mangiando il suo panino. Nonostante la storia nasca dalla suggestione autobiografica del regista, la protagonista è una bambina. Ancora una volta le parole dell’autore sono importanti per comprendere il motivo di questa scelta: “Quando ho cercato di proiettarmi indietro di 30 anni, ho ritrovato l’immagine di unragazzino che con un bastone in mano giocava a fare Davy Crockett o ai cow-boys. A dieci anni i maschietti si credono i più forti, sono preda del desiderio di impossessarsi delle cose. Immagino che una ragazzina cerchi meno di dominare, sia più disponibile ad ascoltare, più incline a sedurre. L’approccio femminile mi sembrava più in sintonia con lo stupore, il che costituisce una delle molle del film. Sentivo che se la storia fosse stata raccontata da una donna, si sarebbe potuti entrare in un mondo in cui l’emozione, la dolcezza e la natura materna avrebbero controbilanciato l’aspetto avventuroso del racconto”.

23) La bambina dissemina il pane nel bosco

Come Pollicino dissemina il terreno di pezzetti di pane. Il primo a mangiarli è il riccio, poi arriva la volpe. La bambina la invita ad avvicinarsi ma l’animale se ne va.

24) La pioggia
Nonostante la pioggia la bambina va al grande faggio, la volpe nascosta tra gli alberi la guarda.

25) Non vede più la volpe

Sono quindici giorni che la bambina non vede la volpe, si aggira per il bosco e costruisce un piffero. Si addormenta e la volpe la guarda, poi porta il cibo ai suoi cuccioli.

26) La volpe e la bambina si incontrano
La bimba ritrova la volpe e, dopo un’occhiata d’intesa (in primo piano), l’animale si fa seguire dalla ragazzina. Molte sono state le volpi utilizzate per realizzare il film. In particolare l’addestratore di animali Pascal Tréguy ha dedicato molto tempo a cercare delle volpi allevate fin dalla nascita e cresciute a contatto con l’uomo. Durante le sue ricerche ha incontrato un sacco di gente che ha una o più volpi. E’ così che ha scoperto Marie-Noëlle Baroni. Lei lavora da anni preparando spettacoli per bambini con alcune volpi. Marie-Noëlle e i suoi animali si sono unite alla squadra di animali di Pascal Tréguy. Entrambi, oltre ad essere dei professionisti riconosciuti, condividono la stessa etica in sintonia con la filosofia del film. Gli animali che hanno scelto di far lavorare hanno conservato il loro comportamento naturale, pur trovandosi in presenza di una troupe numerosa. Il loro talento gli ha permesso di capire il carattere e il temperamento di ciascuna volpe, per farle interpretare una scena piuttosto che un’altra. Tra le volpi attrici, alcune erano molto sensibili al minimo disturbo: in questo caso è stata utilizzata una troupe ridotta al minimo e una sola cinepresa con una focale lunga. Altre erano piuttosto amichevoli e, arrivando sull’altopiano al mattino, salutavano la troupe.

Schermo al nero

27) La coscia di pollo

La bambina porta alla volpe una coscia di pollo legata ad un filo, questo le sembra un buon sistema per avvicinarla, ma quando l’animale si impossessa della carne e corre via, la piccola scopre che non è così facile “addomesticare” la sua volpe. Correndo l’animale ha disegnato una sorta di ragnatela di filo nel bosco ed è scomparsa.

28) Il Calderone dei Giganti
Di nuovo torna la volpe e la bambina accoglie l’animale con un bellissimo sorriso. Cominciano le loro escursioni nella foresta. Il legame che si crea tra questa ragazzina e la volpe, l’una fulva di capelli e l’altra dal manto rosso come rispettive parti di un doppio si incontrano sul terreno comune della curiosità. Nel paesaggio incontaminato, e proibito dai genitori, le due saltano sulle rocce, incontrano una lontra, sguazzano con le rane e quando la volpe cade nell’acqua e la bambina ride, l’animale tiene il broncio alla ragazzina.

29) La chiama Titou

La volpe tiene il broncio e la bambina le trova il nome: Titou. Subito dopo partono per una nuova avventura dentro una grotta carsica. Sulle rocce appaiono le loro ombre e la volpe si lascia sfiorare. Oltre alla straordinaria tecnica di ripresa che ha permesso di riprendere un’attrice in compagnia degli animali, Jacquet possiede anche un’ottima cultura cinematografica. La parte finale di questa scena (quella notturna) è una citazione da La morte corre sul fiume, leggendario film di Charles Laughton. Ancora una volta sono i rumori degli animali a disegnare il tappeto sonoro di questa parte del film. Sarà di nuovo la natura con il sorgere della luna e la presenza delle lucciole, accompagnate ora dal commento musicale, a riportare serenità alla bambina.

30) Titou si fa accarezzare

La bambina si sveglia con una coccinella nei capelli, la volpe ha dormito vicino a lei e ora si fa accarezzare. Poi come se avesse avvertito un pericolo Titou scappa, infatti si sta avvicinando il padre che chiama la bambina. In realtà non vediamo l’uomo perché in quasi tutto il film gli adulti sono assenti e non si vedono che nell’ultima scena.

31) La bambina deve stare a casa in punizione, disegna la volpe e la sogna, anche la volpe sembra aspettarla.

Schermo al nero


32) L’attacco dei lupi
Come il pifferaio magico la bambina suona il suo strumento sotto il grande faggio e finalmente arriva la volpe che risponde al suo richiamo. Di nuovo partono per una scorribanda sull’altopiano fino a quando la volpe non fugge di nuovo. La bambina le corre dietro e scopre che un branco di lupi famelici minaccia Titou che si è rifugiata sul tronco di un vecchio albero. Il momento di tensione è superato dal coraggio della bambina che riesce a cacciare i lupi.

33) Titou e i cuccioli
La bimba si addormenta davanti alla tana e viene svegliata dai cuccioli di Titou. Poi un buffo corteo saltellante attraversa l’altopiano: in testa la ragazzina che suona il piffero, seguita dalla volpe e dai suoi cuccioli.

34) I cuccioli e l’aquila
La bimba gioca con uno dei cuccioli, arriva un’aquila e lei con il suo corpo lo protegge dall’attacco del volatile. Durante la preparazione del film, il regista ha mandato in Abruzzo una squadra di quattro persone con il compito di osservare e di filmare per sei mesi delle volpi selvatiche nel loro ambiente. L’idea era quella di stabilire un rapporto con quelle volpi che, non essendo più cacciate da oltre cento anni, sono le meno aggressive d’Europa. Questa squadra osservava anche i loro comportamenti che sono serviti da nodi drammatici nella sceneggiatura che Jacquet stava scrivendo. Sono stati loro, per esempio, a scoprire che le volpi in primavera fanno banchetti di piante di zafferano; il regista ha trovato l’idea divertente e l’ha inserita nel film. Il lavoro di questa squadra ha fruttato una straordinaria ricchezza di riprese quotidiane (le stagioni, gli acquazzoni, il vento tra gli alberi, i lupi, gli orsi).

Schermo al nero

35) Titou e la casa della bambina

La volpe e la bambina sono sedute su una roccia. La ragazzina indica a Titou la sua casa, poi corre via perché viene chiamata a cena. La volpe la segue con lo sguardo, la vede arrivare in giardino e accarezzare il cane.

36) Il gioco
La mattina dopo la volpe corre incontro alla bambina e si lascia lungamente accarezzare: come dice la ragazzina ormai si intendono alla perfezione. Forte di questa convinzione la piccola prova a giocare con la volpe: immagina una casa, le cinge il collo con un foulard, improvvisa un guinzaglio. L’animale fugge terrorizzato lasciando la bimba arrabbiata perché Titou non le ha obbedito.

37) Titou va a casa della bambina
La bimba è in camera sua quanto attraverso la finestra vede arrivare la volpe. La fa entrare nella sua stanza, ma quando chiude la porta l’animale si ribella allo spazio chiuso e scappa gettandosi dalla finestra. La volpe rimane gravemente ferita e la bimba la porta nel bosco, davanti alla sua tana. La piccola si aggira triste seguita dai cuccioli di volpe, quando compare Titou: si guardano, lei accarezza l’animale che poi si allontana.

38) La madre finisce di raccontare al figlio la sua storia con la volpe

La bambina è ora una madre e finalmente scopriamo il volto di quella voce over che ha guidato gli spettatori per tutto il racconto. La lezione che ha imparato nell’incontro con la volpe è stata molto importante: la libertà della natura è sacra e nemmeno l’amore  ha il diritto di metterla in discussione o di possederla. Alla fine della scena il figlio suona un piffero identico a quello utilizzato dalla madre quando era una bambina.


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